Il Sito di bonifica di Interesse Nazionale (SIN) di Massa Carrara1 aveva (prima della riperimetrazione con il passaggio di una parte di esso a SIR – Sito di Interesse regionale) un’estensione a terra di circa 16 kmq e di circa 19 kmq in mare [fase dei procedimenti in corso – SIN di Massa Carrara].
Considerata la consistenza delle attività industriali presenti in passato nell’area, il SIN era stato perimetrato seguendo un principio cautelativo, includendo zone eterogenee, aree la cui destinazione è storicamente legata ad attività industriali potenzialmente inquinanti ed aree interconnesse e confinanti, potenzialmente esposte ad inquinamento passivo.
Nell’area infatti insistevano importanti realtà produttive quali Enichem (ex Rumianca-Agricoltura, attuale Syndial S.p.A.), l’Italiana Coke, la Dalmine, l’area Resine della Farmoplant, la Fibronit, etc. cui si aggiungono zone di degrado puntuali come la discarica dell’ex inceneritore Cermec e la discarica “Buca degli Sforza”.
La caratterizzazione dei suoli, effettuata per molti siti produttivi ha evidenziato importanti superamenti della concentrazione soglia di contaminazione (CSC) previsti dalla legge2 . I superamenti riguardano generalmente metalli, Composti Organici Aromatici, Idrocarburi Policilici Aromatici (IPA), Fitofarmaci, Idrocarburi leggeri e pesanti.
Da aggiungere che anche in altre aree, già in possesso di certificazione di avvenuta bonifica nel passato, è stato necessario procedere a interventi di risanamento nel caso di rinvenimento di materiali anomali interrati. Anche i suoli delle aree residenziali sono stati caratterizzati mostrando superamenti di concentrazione soglia di contaminazione (CSC) per diversi composti organici e inorganici. Sempre nelle aree residenziali, poi, si sono verificati ritrovamenti di materiali contaminati, quali scarti di lavorazioni industriali, utilizzati in passato per la realizzazione di piazzali o livellamento di quote depresse con materiali di riporto.
Anche la falda del SIN di Massa Carrara è diffusamente inquinata, principalmente nelle aree ex industriali: i principali contaminanti riscontrati sono metalli pesanti, IPA, MTBE, BTEX, solventi clorurati cancerogeni e non cancerogeni, pesticidi clorurati ed azotati; l’inquinamento della falda si estende, inoltre, ad una consistente porzione delle aree residenziali.
Tale situazione di forte degrado ambientale diffuso è nota anche al pubblico da anni e, ultimamente, il quadro complessivo dei 227 siti presenti nel SIN è stato sinteticamente, ma sistematicamente, documentato da ARPAT nella ricognizione effettuata, su incarico della Regione Toscana, in occasione della formulazione della proposta di riperimetrazione del SIN stesso3 . Nello stesso elenco sono anche indicati gli interventi di ARPAT, attivata dal Ministero dell’Ambiente (MATTM) a valle dell’adozione delle misure da parte dei soggetti obbligati [Il contributo di ARPAT per la riperimetrazione dei SIN toscani].
A seguito delle prescrizioni formulate nelle varie Conferenze dei Servizi (CDS) tenutesi presso il MATTM succedutesi nel corso degli anni, poche sono state tuttavia le azioni effettivamente intraprese: gli esiti dei singoli procedimenti sono stati trasmessi alle Amministrazioni interessate e le prescrizioni formulate e notificate ai soggetti obbligati (es. richieste di messa in sicurezza d’emergenze dei suoli, delle acque di falda, presentazioni dei progetti di bonifica, ecc.), ma solo in parte sono state rispettate, mentre in buona parte non hanno avuto riscontro positivo o sono state oggetto di ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale (TAR).
Allo stato attuale, nella grande maggioranza dei casi non sono stati individuati i responsabili storici delle contaminazioni delle matrici ambientali, in quanto nella maggior parte dei procedimenti attivati il soggetto interessato, attuale proprietario dei terreni, non si ritiene responsabile dei superamenti rilevati a seguito del piano di caratterizzazione, limitando l’ambito della responsabilità all’aspetto corrispondente alla attuale proprietà o gestione dell’area acquisita nella diverse forme contrattuali da precedenti soggetti titolari.
D’altro canto, da parte del Ministero non risulta siano mai stati attivati i poteri sostitutivi4 riguardanti i casi in cui i soggetti obbligati non abbiano ottemperato alle prescrizioni formulate da parte delle CDS Decisorie e notificate nel corso degli anni ai soggetti titolari dei singoli procedimenti amministrativi.
Il ruolo di ARPAT, nelle attività collegate alla gestione del SIN, da parte del Ministero dell’ambiente, è stato quello di verifica, su richiesta specifica dello stesso Ministero quale Autorità competente, sulle azioni intraprese dai soggetti obbligati, come le messe in sicurezza, le caratterizzazioni, le verifiche successive al completamento della bonifica, etc.
Col passaggio di una parte cospicua del SIN alla competenza regionale, gli obblighi dei soggetti interessati non sono cambiati ma è solo l’Autorità competente ad essere stata cambiata (dal Ministero dell’Ambiente alla Regione Toscana) mentre, ovviamente, la necessità degli interventi di messa in sicurezza e bonifica è rimasta invariata.
Nel nuovo assetto delle responsabilità, l’Agenzia è attualmente impegnata nel supporto tecnico alla Regione Toscana per la predisposizione dei diversi provvedimenti riguardanti i siti interessati, comprese le aree residenziali per le quali alcune porzioni sono state recentemente restituite agli usi legittimi.
Un impegno ormai indifferibile, riguarda la progettazione degli interventi di bonifica della falda, contaminata da diversi inquinanti anche in aree prive di contaminazione dei suoli. È necessaria una ricostruzione accurata della situazione, utilizzando tutti gli studi già condotti sulla falda stessa ed una raccolta sistematica di tutti i dati disponibili, aggiornandoli ove necessario; la definizione di un modello idrogeologico costruito su tali basi, dovrà permettere di individuare le aree più critiche, sulle quali indirizzare nella maniera più efficace gli interventi di bonifica da progettare. In questa direzione l’Agenzia si sta orientando, al fine di garantire la necessaria collaborazione alla Regione Toscana, con l’intento di affrontare una volta per tutte un problema irrisolto per decine d’anni. Un primo stralcio dell’aggiornamento dei dati sulla situazione della falda sarà a breve messo in atto, per le aree residenziali di Marina di Massa.
Sulla vicenda dell’area Imerys Granital, la stampa recente (vedi articolo del 28 maggio) ha messo in evidenza una situazione di contaminazione ben nota all’Agenzia e alle Autorità competenti; in particolare la contaminazione risulta dovuta, nei terreni, alla presenza di metalli (piombo, rame, zinco, aresenico), idrocarburi leggeri, idrocarburi policiclici aromatici (IPA); nella falda, invece, oltre a metalli (ferro, manganese) è stata riscontrata la presenza di IPA, sostanze organoalogenate, PCB e altro.
Sulla base di tale contaminazione il Ministero dell’Ambiente (MATTM), con vari decreti (maggio e dicembre 2007 e marzo 2009), che avevano recepito le indicazioni della conferenza dei servizi, prescrivendo a carico della Imerys Metalli SpA, proprietaria dell’area, una serie di azioni urgenti (fra le quali la messa in sicurezza dei terreni, la messa in sicurezza della falda, la presentazione di un progetto di bonifica della falda stessa, ed altro), ricordando che in caso di perdurante inadempienza dell’azienda, sarebbero stati attivati i poteri sostitutivi in danno del medesimo soggetto inadempiente.
Interventi importanti che, tuttavia, sono rimasti non attuati, in quanto l’azienda ha impugnato i suddetti provvedimenti del MATTM vincendo il relativo ricorso presso il TAR della Toscana (sentenza depositata l’11 maggio 2010).
Con riferimento a quanto riportato dall’articolo del Tirreno di Massa Carrara del 28 maggio, va precisato che il MATTM, oltre alle prescrizioni urgenti nei confronti dell’azienda, aveva chiesto ad ARPAT solo di effettuare, una verifica analitica su alcuni parametri, cloruro di vinile ed esaclorobutadiene, su almeno un pozzo dell’area, in occasione del successivo monitoraggio della falda; ciò allo scopo di arricchire i dati allora disponibili sulla contaminazione principale.
Nella tabella allegata alla delibera regionale citata nell’articolo, risulta, solo per un refuso, che l’Agenzia non avesse svolto le attività richieste: in realtà, nel febbraio 2008, il Dipartimento ARPAT di Massa-Carrara, ha regolarmente eseguito tali accertamenti, su tre pozzi al di là del minimo richiesto, oltre ad aver monitorato la situazione di un set più ampio di parametri, quali fitofarmaci, sostanze organiche volatili e metalli. Per i due parametri citati nell’articolo, peraltro, a differenza di altri, i valori ottenuti, erano risultati nella norma.
1 individuato ai sensi della Legge 426/98 e perimetrato con D.M. del 29/12/1999;
2 tabella 1 colonna B dell’allegato 5 al Titolo V Parte Quarta del D.Lgs. 152/06;
3 delibera della GRT n.296 del 2013
4 previsti dall’art. 252 del D.Lgs. 152/06, al comma 5
Fonte: ARPAT