Gli scarichi del dentista sono “industriali”

Per la Cassazione è “insostenibile” la tesi che assimila le acque reflue prodotte da attività di servizio terapeutico a quelle attinenti il metabolismo umano e le attività domestiche. La mancata autorizzazione costa il penale.
La Corte di Cassazione nella sentenza 2340/2013 sottolinea che la distinzione tra scarichi “domestici” (la cui mancata autorizzazione costa una sanzione amministrativa) e “industriali” (arresto o ammenda), deve essere valutata “a contrario”, escludendo dalle seconde le acque ricollegabili al metabolismo umano e provenienti dalle realtà domestiche. Questo non è evidentemente il caso delle acque provenienti dagli studi medici-dentistici, dove oltre a servizi terapeutici – e quindi non domestici — si forniscono ai clienti anche beni, come le protesi dentarie. La Suprema Corte precisa che la presenza nelle acque di sostanze estranee alla vita domestica, come anestetici e farmaci più in generale, esclude anche la possibile disciplina regionale assimilativa.