Entra in vigore il 29 gennaio 2014 il nuovo regolamento nazionale che reca la metodologia da utilizzare per identificare, tra le acque fluviali e lacustri, i corpi idrici artificiali e fortemente modificati.
Il Dm 27 novembre 2013, n. 156, pubblicato sulla del 14 gennaio 2014, integra l’allegato 3 della Parte terza del Dlgs 152/2006 (cd. “Codice ambientale”), al fine di introdurre sul territorio nazionale una metodologia comune a livello nazionale per l’identificazione e la designazione dei corpi idrici superficiali “artificiali” (cd. “Cia”), cioé creati dall’uomo, e quelli “fortemente modificati” (cd. “Cifm”) “la cui natura, a seguito di alterazioni fisiche dovute a un’attività umana, è sostanzialmente modificata”.
La direttiva 2000/60/Ce sulla qualità delle acque ammette che tali tipologie di corpo idrico non possano essere effettivamente in grado di rispettare l’obiettivo ambientale generale previsto per tutte le acque superficiali (raggiungimento del “buono stato ecologico e chimico” entro il 2015) e, nel rispetto di specifiche condizioni, consente agli Stati membri di prorogare per le stesse il termine di raggiungimento dell’obiettivo, o attribuire loro obiettivi ambientali meno restrittivi.
Fonte: ReteAmbiente