Nel maggio scorso è partito il progetto speciale per il potenziamento dei controlli ambientali e sanitari finalizzati a contrastare l’insorgere di un’economia illegale in alcuni settori produttivi della Toscana.
Il progetto, per quanto riguarda ARPAT, persegue il potenziamento dei controlli, su tutto il territorio regionale, sulla complessiva gestione dei rifiuti in alcuni settori di attività produttive e di servizio (tessile (vedi notizie sui settori delle tintorie, gruccifici ed indumenti usati), rottami, rifiuti da trattamenti con antiparassitari nelle attività vivaistiche, rifiuti liquidi trasportati su gomma) attraverso azioni di indagine, ispezioni, controllo analitico, incrocio e valutazione dei dati e delle informazioni inerenti le fasi di raccolta, trasporto, recupero, riciclo e smaltimento dei rifiuti.
Uno di dei settori di interesse ai fini della prevenzione della elusione del sistema dei controlli è quello del recupero rifiuti costituiti dai rottami.
In un momento di crisi come quello attuale non è difficile vedere persone che con vari mezzi, biciclette e furgoni di vario tipo, raccolgono materiali abbandonati vicino ai cassonetti o che rovistano all’interno degli stessi cassonetti alla ricerca di rottami metallici che possono avere un valore economico.
Queste figure raccolgono il materiale, lo selezionano in luoghi privi di ogni protezione dal punto di vista ambientale, operano a margine della legalità, favorendo ovviamente l’economia sommersa, conferendo i materiali con valore economico a impianti di recupero in un regime di economia sommersa che talvolta è gestita in larga scala da operatori occulti. In questa situazione si inseriscono spesso gli operatori che agiscono con la qualifica di “ambulanti”, che avvalendosi di una interpretazione normativa errata, operano in assenza di qualsiasi autorizzazione, privi di formulari e registri di carico e scarico.
L’obiettivo del progetto attivato da ARPAT è quello di individuare e controllare, oltre alle problematiche ambientali, le attività, i comportamenti e le responsabilità relative ai soggetti che, in forma diretta od indiretta, promuovono e favoriscono l’abusivismo e l’illegalità al fine di trarre profitto e vantaggi economici. Nello specifico l’attività di ARPAT è orientata al controllo di impianti di recupero di rifiuti, con particolare riguardo all’attività di commercio dei rottami, che possono essere collettori di ingenti flussi di traffici. Intervenire presso gli impianti destinatari di tali commerci è un modo di intercettare tali flussi di rifiuti.
Il progetto ha previsto per il 2014 l’intervento su 30 impianti/ditte sul tutto il territorio regionale. Siamo circa ad un terzo dell’attività programmata ed alcuni accertamenti sono in corso di approfondimento in quanto l’analisi della documentazione è lunga e richiede un lavoro capillare che dilata i tempi del controllo. L’intervento di ARPAT ha tenuto conto delle peculiarità produttive territoriali e del fatto che in alcune province il controllo dei rottami metallici era già stato in parte affrontato da altre Forze di Polizia, come per esempio nella Provincia di Arezzo, dove ARPAT ha quindi orientato il controllo sul recupero di rottami diversi dai metallici.
Si possono quindi fare alcune prime considerazioni sull’attività svolta:
* molti dei controlli effettuati richiedono il coinvolgendo anche di altre Forze di Polizia soprattutto per la verifica della clandestinità di alcuni soggetti,
* spesso vengono sequestrati i mezzi di trasporto ai conferitori abusivi ma l’attività riparte con strumenti di fortuna recuperati in vario modo,
* gli impianti in regime autorizzativo semplificato, i più diffusi anche perché teoricamente di minore rilevanza, presentano un’attività irregolare più spinta e organizzata facilitata anche dai minori controlli previsti,
* per i rottami metallici, a conferma dell’ipotesi iniziale, è stato rilevato un “sommerso “ riconducibile al fatto che i rifiuti sono gestiti come materiali, in difformità al dettato legislativo, con convenienze economiche e violazioni di carattere fiscale. Quando questi aspetti sono stati rilevati, ARPAT ha provveduto a comunicarli o a chiedere supporto alle Forze di Polizia competenti in materia.
* le violazioni più ricorrenti sono legate a:
* violazione delle corrette modalità di gestione dei rifiuti ed in particolare alla mancanza di autorizzazione degli impianti (art. 208 e 216 D. Lgs. 152/06) o nei casi meno gravi alla violazione di prescrizioni della autorizzazione,
* trasporto dei rifiuti senza autorizzazioni (art. 212 co 5 medesimo decreto),
* mancato rispetto della sorveglianza radiometrica sui rottami metallici (art. 157 D.Lgs. 230/95).
Nei casi più gravi è stato necessario procedere a sequestro dell’impianto di recupero/trattamento/deposito per la gravità e tipologia delle irregolarità riscontrate, per le possibili contaminazioni ambientali e per la complessità delle fonti di prova da salvaguardare. In alcuni casi è stata ipotizzato il traffico illecito di rifiuti (art. 259 – 260 D. Lgs. 152/06).
Fonte: ARPAT