Investimenti Green e Digitali, come definirli e valutarli: sfide e prospettive

Digitale e green sono ritenuti, sempre più, i pilastri fondamentali per migliorare competitività e ripresa, e al tempo stesso per preparare la costruzione di una società maggiormente resiliente.
Anche dalle istituzioni europee arrivano segnali forti sulla transizione verde e digitale e il Recovery Plan europeo da 750 miliardi di euro dovrebbe rilanciare il progetto europeo per un’economia avanzata, verde e circolare.
Per intercettare queste risorse, occorrerà indicare e raggiungere obiettivi chiari. All’Italia dovrebbero toccare circa 80 miliardi di sussidi e 120 miliardi di prestiti. Occorrerà avere una visione di come utilizzarli per riformare il Paese, anche perché ci saranno controlli legati alla distribuzione di denaro.
La Commissione vorrà delle garanzie che il Recovery Fund sia usato per iniziative in linea con le priorità e gli obiettivi dell’Ue. Il che, per l’Italia, significa rendere più efficiente l’economia nazionale attraverso un piano di riforme e di investimenti in chiave green e digitale.
Occorrerà, perciò, che sia le imprese sia le PA, facciano un salto di qualità, le prime in termini di investimenti sostenibili e le seconde in semplificazione ed efficacia dell’azione amministrativa.

Della necessità di una svolta ambientale ne sono consapevoli le imprese, che stanno adottando nuove strategie, dando priorità alle esigenze dei clienti. Infatti la reputazione dell’azienda avrà un peso sempre maggiore nelle scelte dei consumatori, che si orienteranno verso quelle imprese che sapranno sviluppare un proprio bilancio di sostenibilità in maniera chiara e trasparente, dimostrando sensibilità al bene comune, attenzione all’interesse generale e attitudine alla coesione sociale.

Il Regolamento Europeo sugli Investimenti Sostenibili

Il Regolamento che il Parlamento europeo, lo scorso 15 aprile, ha deciso di confermare, istituisce un sistema di classificazione comune per incoraggiare gli investimenti privati nella crescita sostenibile.
Il regolamento proposto intende affrontare due sfide: quella di ridurre la frammentazione derivante da iniziative basate sul mercato e da prassi nazionali; quella di ridurre il green washing, ossia la pratica di commercializzare prodotti finanziari come “verdi” o “sostenibili”, quando in realtà non soddisfano gli standard ambientali di base. Il futuro quadro si baserà su sei obiettivi ambientali dell’UE. Per essere considerate ecosostenibili, le attività economiche dovranno soddisfare i seguenti requisiti:

  • contribuire in modo sostanziale al raggiungimento di almeno uno dei sei obiettivi ambientali;
  • non arrecare un danno significativo a nessuno degli obiettivi ambientali;
  • essere svolte nel rispetto delle garanzie minime di salvaguardia sul piano sociale;
  • essere conformi ai “criteri di vaglio tecnico”.

Digitalizzazione dei processi e dei documenti, tutti i vantaggi

Al tema degli investimenti sostenibili, si aggiunge anche quello delle metodologie di valutazione delle politiche e dei processi di innovazione quando si parla di digitale.
Procedere alla digitalizzazione dei documenti, per esempio, significa poter sfruttare una serie di vantaggi, che vanno da quelli economici a tutti i benefici dal punto di vista della razionalizzazione e ottimizzazione dei processi. Con file digitali archiviati in modo sicuro, dopo un efficace operazione di indicizzazione, problemi come l’archiviazione ingombrante e lo spreco di carta e risorse sono superati. Avere a disposizione documenti informatici permette una maggiore condivisione delle informazioni e quindi più collaborazione tra i lavoratori (anche occupati in sedi diverse e lontane tra loro), oltre al fatto di avere un maggior controllo sul funzionamento dell’organizzazione nel suo complesso.
Come è stato possibile calcolare i vantaggi della fatturazione elettronica o dell’uso della PEC sul fronte dei risparmi economici, di riduzione dell’inquinamento, di spazi d’archiviazione fisici e di tempi di attesa, altrettanto dovrà essere fatto per altri progetti. Sarà necessario perciò imparare a valutare il ritorno economico e sociale (Social Return On Investiment) di un progetto di digitalizzazione, per evidenziarne i vantaggi, perché i cittadini sembrano gradire internet per interagire con la PA e sicuramente tale gradimento aumenterebbe se ci fosse un’adeguata offerta di servizi pubblici digitali.

Digitalizzazione e performance, un binomio per creare valore pubblico

Il nuovo paradigma della valutazione, con il concetto di valore pubblico come stella polare, sul fronte dei servizi digitali si dovrebbe tradurre in chiare roadmap di digitalizzazione, da fissare in ottica di filiere, orizzontali e verticali, quindi con il coinvolgimento di tutti gli attori dei processi di trasformazione digitale da innescare (Governo, Ministeri, Agid, Regioni e Comuni). Ciò significa inserire nei Piani delle Performance di Regioni e Comuni specifici obiettivi programmatici di digitalizzazione. Tali obiettivi andrebbero assegnati ai dirigenti e ai responsabili per la transizione digitale, affinché la dirigenza pubblica sia pienamente coinvolta nel conseguimento di obiettivi di digitalizzazione, legando l’erogazione delle indennità di risultato al loro effettivo conseguimento. A questo punto, l’introduzione di indicatori per migliorare i servizi digitali verrebbe a collegarsi strettamente al ciclo di gestione della performance, creando le basi per il calcolo di un indicatore composito di prosperità digitale. Istituzionalizzare obiettivi di digitalizzazione, insieme a un nuovo paradigma valutativo, significa perciò iniziare a chiedersi come valutare in termini economici la diffusione di progetti tecnologicamente avanzati.

(Fonte: https://www.agendadigitale.eu/)