Quando il “deposito incontrollato” è legato al mancato rispetto dei tempi del deposito temporaneo (articolo 183, comma 1, lettera b), n. 2 del Dlgs 152/2006), precisa la Suprema Corte nella sentenza 51422/2014, non vi possono infatti essere dubbi che questi configuri un reato “permanente”, la cui antigiuridicità cessa solo con lo smaltimento o il recupero dei rifiuti (o il sequestro degli stessi).
La Suprema Corte puntualizza così il recente principio di diritto espresso nella sentenza 30910/2014, secondo il quale il reato di abbandono (articolo 256, comma 2) connotato da una volontà esclusivamente dismissiva dei rifiuti è “istantaneo con effetti eventualmente permanenti”, mentre il deposito incontrollato di rifiuti ha natura “permanente” se l’illecito è comunque prodromico al successivo recupero/smaltimento dei rifiuti.
Nel caso di società poste in liquidazione, la permanenza del reato a carico del titolare termina con la cessazione dalla carica, fatto salvo la prosecuzione “di fatto” della gestione dell’attività.
Fonte: ReteAmbiente