Sicurezza alimentare

Il sistema dei controlli nel settore agroalimentare e il mercato dei prodotti certificati sono il tema di un’intervista a tre voci su qualità e sicurezza degli alimenti.
L’Osservatorio ACCREDIA sul tema della “Sicurezza e qualità alimentare” ha rilevato che la preoccupazione per la qualità dei prodotti alimentari acquistati abitualmente coinvolge oltre 4 milioni di famiglie, ma ha anche messo in luce che in Italia il sistema dei controlli funziona e gli standard di sicurezza per la salute dei consumatori rimangono alti, grazie alle attività di vigilanza condotta dai Ministeri della salute e delle Politiche Agricole e a quelle di verifica svolte da ACCREDIA sugli operatori del mercato.
Un mercato che, per quel che riguarda i prodotti certificati BIO e a marchio agroalimentare di qualità (DOP, IGP e STG) continua a crescere, anche grazie al fattore “trasparenza” in cui gioca un ruolo importante l’informazione relativa alla materia prima utilizzata per l’alimentazione degli animali (fattore MP).
Sono questi gli argomenti affrontati in un’intervista a tre voci da Federico Grazioli – Presidente ACCREDIA, Paolo Carnemolla – Presidente FederBio e Vittorio Sala – Professore ordinario di Malattie infettive degli animali domestici dell’Università di Milano.

Federico Grazioli – Presidente ACCREDIA

Nonostante la difficile congiuntura economica, quanto investono le imprese agroalimentari italiane nella qualità del processo?
Parliamo di cifre difficilmente calcolabili, ma di assoluto rilievo. Il rapporto Qualivita 2013 calcola che gli 80.000 operatori impegnati nelle produzioni DOP, IGP o STG (produttori e trasformatori) fatturano quasi 9 miliardi di € (7 nella sola fase primaria), mentre al consumo si raggiunge la somma di 12,6 miliardi, di cui un quinto dai mercati esteri. Se sommiamo i costi diretti della certificazione, le modifiche nei processi aziendali (autocontrollo, responsabili della qualità, verifiche interne, prove/analisi svolte sul prodotto), sicuramente si investono centinaia di milioni.

Come procedono le attività di analisi e di certificazione accreditate per contrastare le sofisticazioni e le contraffazioni?
Il contrasto alle frodi alimentari, dall’adulterazione alla sofisticazione, si basa sul sistema dei controlli, svolti dalle autorità competenti, che hanno nell’accreditamento un punto di forza che garantisce la competenza, l’imparzialità e l’indipendenza dei Laboratori di prova e degli Organismi di certificazione, puntando ad assicurare la qualità degli alimenti ed a tutelare la salute dei consumatori. Parliamo di oltre 500 Laboratori, che ogni anno effettuano mediamente oltre 2,3 milioni di analisi sugli alimenti, e di 36 Organismi di certificazione che controllano le 80 mila aziende di prodotti a marchio DOP, IGP e STG e i 50 mila operatori del biologico.

Il sistema di valutazione della conformità e le istituzioni possono fare ancora molto insieme rispetto ad oggi. In che modo?
ACCREDIA è quotidianamente impegnata perché la propria attività si integri in modo funzionale con quella delle istituzioni coinvolte nel sistema dei controlli ufficiali (nello specifico i Ministeri della Salute e delle Politiche Agricole, ma anche le Regioni): siamo soddisfatti dei risultati ottenuti e intendiamo proseguire su questa strada. Del resto, proprio la struttura e tutta l’attività di ACCREDIA incarnano il principio della sussidiarietà, costituendo un sistema in cui Pubblico e Privato cooperano sinergicamente. Siamo anche impegnati a favorire la semplificazione amministrativa, evitando ogni area di duplicazione e puntando più sull’efficacia dei sistemi di controllo, che su verifiche meramente formali. Un obiettivo tanto più rilevante considerando che spesso, nel mondo dell’agroalimentare, gli operatori sono di dimensioni piccole o piccolissime.

Qual è il livello professionale degli Organismi di certificazione?
Oggi in Italia operano sotto accreditamento 252 Organismi di certificazione e di ispezione, che hanno dimostrato di essere competenti, indipendenti e imparziali in quanto hanno soddisfatto i requisiti richiesti dalle norme definite a livello internazionale. ACCREDIA, inoltre, verifica che tali competenze vengano mantenute nel tempo attraverso sorveglianze annuali presso gli Organismi stessi, spesso condotte in “witness” presso le aziende da loro certificate.

Qual è il ruolo che ACCREDIA svolge in ambito comunitario?
Rappresentiamo, con un certo orgoglio, uno dei principali Enti di accreditamento europei e, soprattutto nell’ambito “food”, costituiamo un punto di riferimento, per la rete alla quale apparteniamo (European co-operation for Accreditation – EA – riconosciuta dalla Commissione Europea). Un nostro dirigente assumerà a breve la presidenza del working group che coordina tali attività e si interfaccia con le Istituzioni comunitarie. E, nel 2015, ospiteremo a Milano, in coincidenza con l’EXPO, l’Assemblea mondiale degli Enti di accreditamento. Non dimentichiamo che l’appartenenza di ACCREDIA a questa rete significa che le certificazioni rilasciate con il nostro “bollino” rappresentano un passaporto per l’export, senza il quale i nostri prodotti biologici o DOP rischierebbero di non venir accettati sui mercati internazionali, con un danno gravissimo all’economia del Paese.

Quali sono i programmi di ACCREDIA per il 2014?
Saremo sempre impegnati nella promozione della cultura della qualità e dei servizi di certificazione, ispezione, prova e taratura offerti da Organismi e Laboratori accreditati, e nel rendere sempre più efficace il controllo sul loro operato, anche nei momenti di difficile congiuntura economica, come quello attuale. Con le nuove tariffe, in vigore dal 1° gennaio, abbiamo ridotto i costi che Organismi e Laboratori devono sostenere per conseguire e mantenere l’accreditamento. E questo si tradurrà in un vantaggio anche per le imprese che scelgono l’affidabilità delle certificazioni accreditate.
Sempre nell’ottica della trasparenza del mercato e in piena collaborazione con le istituzioni e le associazioni di settore, stiamo implementando la prima banca dati del biologico in Italia, con i dati di tutti i prodotti certificati ai sensi del Regolamento Comunitario n. 834 del 2007.

Paolo Carnemolla – Presidente FederBio

Come si ottiene la certificazione biologica?
Le imprese devono scegliere uno degli Organismi di certificazione accreditati dall’Ente unico nazionale ACCREDIA e autorizzati dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e successivamente recarsi presso un centro di assistenza agricola o accedere tramite una struttura autorizzata al sistema informatico nazionale per l’agricoltura biologica, nell’ambito del quale viene costituita la notifica di attività in formato elettronico che verrà poi trasmessa informaticamente all’Organismo di certificazione prescelto. Contemporaneamente, l’impresa deve presentare all’Organismo di certificazione accreditato una dettagliata relazione tecnica nella quale descrive le caratteristiche del proprio sistema produttivo e aziendale, indicando le azioni e le modalità con le quali intende rendere conformi le proprie attività e i propri prodotti alla normativa europea e nazionale di settore. Viene quindi eseguita una prima verifica ispettiva da parte dell’Organismo di certificazione accreditato, allo scopo di verificare tutte le informazioni acquisite e lo stato effettivo dell’impresa e delle sue attività. Gli esiti della verifica ispettiva vengono valutati da apposita funzione o comitato di certificazione nell’ambito dell’Organismo accreditato e se l’esito è positivo si avvia la fase di “conversione” per i terreni e per gli animali, che nel caso di coltivazioni vegetali non dura meno di un anno e può arrivare anche a tre anni per le colture permanenti (es. frutteti, vite e olivo).

Quali sono i prodotti consentiti nell’agricoltura biologica?
L’agricoltura biologica dal 1991 è normata a livello europeo con appositi regolamenti, direttamente applicabili nei singoli Stati membri. In relazione a ciò esistono elenchi dettagliati di principi attivi e sostanze che possono essere utilizzate in agricoltura biologica come ammendanti, fertilizzanti, fitosanitari, mangimi, ingredienti e additivi in allegato al Regolamento CE n. 889/2008. In generale possiamo dire che sono esclusi i prodotti chimici di sintesi tranne alcune limitate eccezioni come additivi nella trasformazione e come farmaci veterinari, comunque anche in questi pochi casi con stringenti limitazioni sia sulle quantità ammesse che sui prodotti trattati (ad esempio quelli animali in caso di trattamento con farmaci allopatici non possono essere commercializzati nell’immediato come prodotti biologici). Sono tassativamente vietati gli OGM e tutti i loro derivati, compresi i microorganismi che si impiegano nell’industria alimentare (es i lieviti e il caglio). Per quanto riguarda ammendanti, fertilizzanti e fitosanitari la regolamentazione europea è poi ulteriormente incrociata con la legislazione nazionale, dunque esistono anche specifiche disposizioni del Ministero della Salute e del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali su quali formulati commerciali possono essere impiegati e con quali modalità. Anche per aiutare le imprese a comprendere più agevolmente quali prodotti poter utilizzare FederBio ha avviato la pubblicazione di un elenco aggiornato periodicamente di fitofarmaci e coadiuvanti ammessi che è disponibile sul nostro sito (www.federbio.it) e che tiene conto di questo complesso intreccio di disposizioni europee e nazionali. Per quanto riguarda i prodotti impiegabili per la pulizia degli impianti di lavorazione vige la normativa nazionale.

Sono aumentate le certificazioni in questo segmento di mercato? Che numero e percentuale rispetto agli anni passati?
Dal 2008 il mercato dei prodotti biologici è in significativa e costante crescita anzitutto a livello nazionale, in evidente e significativa contro tendenza rispetto alla crisi e al calo dei consumi che ha colpito l’agroalimentare in generale. Anche nel 2013 sul mercato interno gli acquisti domestici sono cresciuti più del 7% nella GDO, oltre il 10% nel canale specializzato che ancora rappresenta oltre la metà del mercato di questi prodotti in Italia. La crescita è ancora maggiore nell’export, in particolare verso il Nord Europa, gli USA e l’Asia, essendo l’Italia il principale produttore di biologico in Europa e all’ottavo posto a livello mondiale. Questo ha determinato una crescita costante delle imprese certificate, in particolare di trasformazione e distribuzione, con conseguente aumento costante delle certificazioni. Nel settore biologico dal 2009 si effettuano solo certificazioni aziendali e non di prodotto, dunque il trend di aumento ha seguito quello dell’aumento delle imprese “convertite” interamente o solo per alcune linee di produzione al biologico, variando a seconda degli anni dal 3% a più del 10%.

Vittorio Sala – Professore ordinario di Malattie infettive degli animali domestici dell’Università di Milano

A fronte della sua esperienza nel settore zootecnico, quali sono le criticità e i fattori di rischio a cui i consumatori devono stare più attenti quando acquistano prodotti di questo tipo?
La zootecnia italiana da sempre produce alimenti di origine animale nel rispetto delle tradizionali metodologie di allevamento e lavorazione, costantemente aggiornate con le innovazioni tecnologiche utili a garantirne una crescente qualità nel tempo.
D’altra parte, è innegabile che anche il settore delle produzioni animali abbia pesantemente subito una crisi economica nella quale, a fronte di un costante aumento delle materie prime per l’alimentazione degli animali, cereali soprattutto, è diminuita, da parte dei consumatori, la richiesta dei prodotti più qualitativi e quindi più remunerativi per gli allevatori italiani.
Bisogna comunque dare atto a questi ultimi o almeno alla maggior parte di essi, di aver mantenuto, anche nelle ristrettezze economiche, i loro standard tecnici e operativi; semmai, da queste difficoltà sono uscite più forti e organizzate le aziende zootecniche meglio gestite soprattutto negli aspetti sanitari, mentre quelle più carenti hanno subito la crisi fino a dover cessare, in qualche caso, la loro attività.
Anche in una situazione “globalmente” complessa negli aspetti economici e sociali, non sono tuttavia venute meno le garanzie rappresentate, prima di tutto, dal Servizio Veterinario Pubblico, la cui attività di controllo sulle produzioni animali si svolge regolarmente lungo tutta la filiera. Sarebbe opportuno che, rendendosi capaci di andare oltre le informazioni non sempre corrette a questo riguardo, i consumatori acquisissero una maggiore considerazione dell’importanza “sociale” di quest’attività di tutela della sicurezza della loro alimentazione.
D’altra parte, anche all’interno della stessa filiera produttiva sono attivi sistemi di garanzia, rappresentati, di volta in volta, dai grandi disciplinari di produzione (DOP, IGP, STG) dalla tracciabilità dei migliori prodotti alimentari e dalle procedure di autocontrollo nell’ambito dei Sistemi HACCP. Per la corretta applicazione di tutti questi sistemi è fondamentale il ruolo di Enti e organismi europei e nazionali, che ne garantiscono i presupposti organizzativi e ne sorvegliano la regolarità nel tempo.
Per finire e andando un po’ oltre le forme istituzionali di garanzia, sarebbe opportuno che i consumatori divenissero i primi “garanti” delle propria sicurezza alimentare e credo che possano fare questo prestando, prima di tutto, attenzione a ciò che acquistano; gli alimenti di origine animale nazionale, provenienti dalle filiere tradizionali e dai consorzi che impongono disciplinari e controlli regolari sono senza ombra di dubbio in grado di garantire i migliori standard di salubrità. Chiaramente, garanzie siffatte non possono accompagnarsi a costi d’acquisto che non assicurino la remuneratività per i produttori, né si può pensare di ottenere uguali garanzie da prodotti disponibili a costi eccessivamente ribassati e spesso provenienti da reti commerciali troppo estese, per essere realmente tracciabili negli aspetti salienti della sicurezza. Il vecchio adagio “la qualità si paga” è sempre veritiero, ma un po’ di “vera” cultura alimentare non guasterebbe….

Fonte: Accredia